Dall’indagine del Gpf Inspiring Research, effettuata per l’Economy, emerge come la legalità debba inserirsi in un più ampio processo di etica e responsabilità di impresa, ovvero debba lavorare nell’interesse sia delle imprese che del bene comune.
Secondo un campione di 1.000 individui, tra i 18 anni e i 65 anni, il 55,8% sostiene come sia molto importante il fatto che le aziende adottino processi e comportamenti legali, a fronte di un 32,8% che conferisce un’importanza nella media e un 11,4% che afferma come sia poco importante. Inoltre, il sondaggio evidenzia come, per gli italiani, la legalità debba sempre essere ricondotta a temi di sostenibilità, sviluppo ed etica, mentre solo il 10,5% dei partecipanti la identifica con il rispetto delle regole.
La legalità è un obbligo o un’opportunità? Secondo il campione interpellato, essa diventerebbe anche un’opportunità solo se riguardasse l’approccio etico da parte dell’azienda e solo se fosse certificabile e controllabile in base a parametri certi nel tempo. La legalità “certificata” diventa un elemento di reputazione e di comunicazione, allo stesso livello della sostenibilità implementata nella vision e nei processi aziendali.
Un’azienda etica è anche un’azienda che rispetta la legalità ma non è necessariamente vero il contrario. Fa riflettere la simmetria tra queste due posizioni, dove due terzi del campione dà per scontato come un’azienda etica rispetti la legalità ma non identificano necessariamente nell’azienda che rispetta la legalità anche un’azienda con solidi principi etici. Per la maggioranza degli italiani, la legalità è vissuta ancora come un mero obbligo e ha, in un certo senso, minor valore rispetto all’etica. Quest’ultima è un principio positivo, mentre la legalità è prima di tutto l’insieme delle prescrizioni di legge e solo in secondo luogo è anche l’insieme dei principi che la società civile si è data autoregolando l’iniziativa privata.